L’uso della nozione di dispositivo nel corso degli ultimi decenni ha rivelato una singolare fecondità. A partire dall’opera di Michel Foucault, la sua densità ha reso possibili molteplici declinazioni che il presente lavoro ripercorre: da Gilles Deleuze a Jean-Francois Lyotard a Giorgio Agamben. Essa risuona in altre ricerche filosofiche ma la sua influenza si estende a campi disciplinari diversi, come la ricerca pedagogica e antropologica.
Si tratta dunque di una parola chiave non solo per comprendere l’opera del pensatore francese, ma anche per interpretare alcune significative derive del sapere contemporaneo. È possibile però anche un uso ulteriore, una specifica declinazione estetica. Che cosa può significare la presenza di un dispositivo estetico nella vita contemporanea? In questa chiave,la parola può essere accostata a un altro termine, che ha una presenza incisiva nel pensiero di Jacques Lacan: il gadget. Forse proprio attraverso il gadget si mostra oggi nel modo più vistoso l’efficacia del dispositivo estetico nell’immaginario contemporaneo.
Fulvio Carmagnola insegna Estetica presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e coordina il gruppo di ricerca sull’immaginario contemporaneo OT-Orbis Tertius. Con Mimesis ha pubblicato Clinamen. Lo spazio estetico nell’immaginario contemporaneo (Premio di filosofia Castiglioncello 2013) e in precedenza L’estrema prossimità. Cinque letture sulla follia nell’opera letteraria (con M. Bonazzi e F. Cappa); Il desiderio non è una cosa semplice. Figure di àgalma; Il fantasma della libertà. Inconscio e politica al tempo di Berlusconi (con M. Bonazzi).